Confronto della mascherina antivirale Wakamono e delle mascherine facciali attuali nel contrasto al virus SARS-CoV-2
WAKAMONO Medical Mask – la maschera chirurgica antivirale
La maschera chirurgica antivirale è una maschera monouso, per uso professionale per proteggersi dal trasferimento di microrganismi, fluidi corporei e particolati e ha un agente antimicrobico e antivirale che uccide specifici patogeni al contatto.
WAKAMONO Medical Mask – la maschera chirurgica standard
Gli standard di qualità di base stabiliti per le maschere chirurgiche sono EN 14683 “Maschere mediche – Requisiti e metodi di prova” e ASTM F2100 “Specifiche standard per le prestazioni dei materiali utilizzati nelle maschere mediche”. Questi standard definiscono i test che devono essere eseguiti per valutare i requisiti di sicurezza e le prestazioni delle maschere chirurgiche. La maschera chirurgica WAKAMONO ha raggiunto e superato i massimi livelli nei set standard (EN14683 – Tipo IIR e ASTM F2100 – Livello 3 – Vedi certificati).

WAKAMONO Medical Mask – la maschera chirurgica certificata per la sicurezza
Non ci sono nanoparticelle metalliche nella composizione della maschera medica WAKAMONO.
Le mascherine WAKAMONO sono costituite da materiale bioattivo certificato per la biosicurezza da un laboratorio indipendente negli Stati Uniti – Pacific BioLabs (vedi certificato).
Perché WAKAMONO non utilizza vecchie tecnologie che utilizzano particelle di nano-argento, nano-rame, nano-titanio?
Uno studio (2014) dell’Università della Danimarca meridionale, pubblicato sulla rivista ACS Nano, ha scoperto che se il nanosilver entra in una cellula umana, può causare lo sviluppo di radicali liberi dannosi per le cellule. La sovrapproduzione di radicali liberi, a sua volta, può portare a cancro, Alzheimer e Parkinson, come dichiarano i ricercatori nel loro comunicato stampa:
“Non sappiamo la quantità necessaria, quindi non possiamo concludere che il nanosilver possa farti ammalare. Ma possiamo dire che dobbiamo essere molto cauti e preoccupati quando vediamo una sovrapproduzione di radicali liberi nelle cellule umane “, notano i ricercatori Frank Kjeldsen e Thiago Verano-Braga.